Mito del vento e perché lo strumento ad esso legato è l' anemometro
Nella mitologia greca,
Anemone era un’affascinante ninfa. Di lei si erano innamorati
due venti: Zefiro, che soffia in primavera e Borea, freddo di tramontana. I
due, nella lotta per contendersi l’amata, scatenarono bufere e tempeste,
facendo arrabbiare Flora (Dea della vegetazione) che, ingelosita, scagliò un
incantesimo su Anemone, trasformandola in un fiore e legandola ai suoi
spasimanti per sempre. La corte di Zefiro, delicato vento di primavera,
l’avrebbe fatta schiudere; mentre le carezze di Borea, vento freddo, l’avrebbe
portata a disperdere precocemente i petali. Secondo la leggenda, per questa
ragione è un
fiore di breve durata. Il suo significato latino “soffio vitale“,
richiama proprio il suo carattere effimero.
La Torre dei Venti ad Atene conferma il mito
e rappresenta in effetti Zefiro e Borea e, con loro, tutti gli altri. La struttura è alta 12 metri e ha un diametro di circa
8 metri. Nel passato il tetto era sormontato da una banderuola segnavento
a forma di Tritone, indicante la direzione del vento. Sotto una
cornice adornata da teste di leone, con funzione di grondaia, corre il
famoso fregio raffigurante le otto divinità del vento: Borea (N),
Kaikias (NE), Euro (E), Apeliote (SE), Austro (S), Lips (SO),
Zefiro (O), e Skiron (NO). I Venti sono raffigurati in volo, con le
ali spiegate, recanti frutti, corni o bacili d'acqua come doni simbolici della
stagione in cui spirano.
Proprio la difficoltà nel quantificare,
“fotografare” il vento, l’aveva fatto associare nell’antichità all’anima
(anemos). Al soffio di Dio che rende persona. Radice che ancora oggi ritroviamo
nel nome dello strumento per la misura dell’intensità del vento: l’anemometro.
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